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Ondine

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Partiamo dalla leggenda delle Selkie. Creatura marina dalle sembianze di foca che nelle notti di luna piena può trasformarsi in una donna. Nascondendo il manto di foca, la Selkie non può riprendere la sua reale sembianza e resta bloccata sotto forma di donna.

Il film è ambientato in piccolo paese di pescatori, siamo in Irlanda, splendida terra condita da tanto folklore. Un pescatore ritrova nella rete una donna ancora viva. La donna si presenta con il nome di Ondine e l’uomo la ospiterà a casa sua. Syracuse, il pescatore, è separato ed ha una figlia costretta sulla sedia a rotelle. La ragazzina scoprirà il segreto del padre e da alcuni piccoli elementi si convincerà che Ondine è una Silkie. L’atteggiamento un po’ criptico e misterioso di Ondine alimenterà ancora di più i sospetti. La  figlia finirà per condizionare il padre. Nel momento in cui Syracuse farà delle pesche abbondanti mentre Ondine è sulla sua barca inizierà a pensare anche lui che la donna è una Silkie.

Ma chi è Ondine in realtà? Una Silkie o una donna misteriosa?

Neil Jordan è bravo a tenere lo spettatore sul filo del rasoio fino alla fine del film, dove tutti i nodi verranno al pettine e sarà palese la  natura di Ondine, ma fino ad allora sarà un alternarsi di dubbi.

È come guardare una favola, ne senti e percepisci la magia, nonostante le vicissitudini dei personaggi non siano proprio piacevoli. Ma è bello poter pensare che c’è qualcosa che riesce a sconvolgere il grigiore quotidiano, a farti viaggiare su un binario parallelo, che riesce a sorprenderti in maniera positiva.

Il film  in Italia è uscito direttamente per la distribuzione in dvd. La colonna sonora molto bella è curata dai Sigur Ros. 

Ondine lancia un messaggio positivo: come la sensazione di uscita dagli schemi della vita di tutti i giorni, come una ventata d’aria fresca che riscuote dal torpore del tran tran quotidiano, dove il cambiamento inizia in sordina già durante le prime scene, ma la presa di coscienza di tale mutamento viene realizzata a fine film. 

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8

The Tempest

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Tratto dall'opera omonima di William Shakespeare, the tempest ne è una interessante trasposizione cinematografica di Julie Taymon. Il film ha chiuso fuori concorso il festival di Venezia del 2010 e la colonna sonora è curata dal premio oscar Elliot Goldenthal.


Credo sia inutile spendere tempo nel raccontare qualche stralcio della storia, per questo basta andare su wikipedia e leggersi la trama dell’opera di Shakespeare. 


Particolarità di questa versione è la figura di Prospero che diventa Prospera, interpretata da Helen Mirren. Girato su un isola meravigliosa, dove i vari aspetti della natura, mare, rocce, scogliera e bosco, fungono da scenario, il film si presenta con una narrazione leggera e poco introspettiva dei personaggi.


Tutti i personaggi sono ben delineati anche se non approfonditi, l’atmosfera è fantastica, come ciò che visivamente viene regalato allo spettatore.

Forse il film a tratti può risultare un po’ lento ed inconsistente.


Il personaggio che più spicca tra tutti è lo spirito Ariel, ed è chiaro fin dall’inizio il legame che lo unisce a Prospera, non parlo solo quello di dipendenza o di ‘reclusione’, ma anche della voglia di libertà che entrambi hanno. 


Interessanti e particolari i costumi di  Sandy Powell, molto bella la fotografia, bravi gli attori.

 The tempest mantiene il taglio teatrale originale dell’opera, ma chi ha già visto altri lavori della Taymon sa quanto la componente visiva è interessante e importante nei suoi film. 

 

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6

Half Nelson

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Il film è ambientato in una periferia difficile, quella disagiata e ai margini della società. 

Un giovane professore di storia insegna, in maniera non proprio classica, la sua materia ai ragazzi della sua classe.

Tutta la storia si svolge all’ombra della città bene, che non verrà mai vista, ma che si sa esiste al di la di quel sobborgo desolato e allo sbando. Ma allo sbando non è solo la zona periferica dove è ambientata la storia, allo sbando sono anche i personaggi che la animano.

Lo sono i ragazzi svogliati e distratti, quelli  su cui nessuno scommetterebbe un centesimo, che crescono nell’impossibilità di avere una sorta di riscatto sociale o una fuoriuscita da situazioni complicate che durano da decenni.
Lo è anche il professore, forse molto di più dei suoi giovani allievi, perché se da un lato cerca di dare loro una possibilità, cercando di spronarli in maniera intelligente o supportandoli  in attività extra scolastiche come allenatore della squadra di basket femminile, dall’altro ha le sue difficoltà personali che non gli danno tregua.
Di giorno ci troviamo difronte ad  un docente simpatico, preparato, intelligente, di sera vediamo il rovescio della medaglia: l’immagine di un uomo solo, devastato e dipendente dalla droga.

Oltre ad essere uno squarcio, una visione su una realtà tanto diversa da quella che ci viene spesso propinata, qui si parla di grossi disagi delle persone  intelligenti e sensibili.

A volte l’essere sensibili o troppo consci di ciò che accade intorno a noi non è un bene, o forse lo è quando gli altri non notano le stesse cose; è proprio chi ‘vede’ che spesso si trova a pagare lo scotto della sua ‘vista’.

Il film, per quanto duro, triste e doloroso, porta con se un significato positivo. Le persone da sole non sempre possono farcela, ma a volte basta una frase o una sola persona che si interessa realmente a noi ad essere uno sprono valido per uscire da una situazione che ristagna e che ci tira a fondo da troppo tempo.

Accade anche qui, l’amicizia tra il professore e una sua allieva è qualcosa di così genuino, reale e vero, che finirà per far comprendere alla  ragazza che non deve per forza associarsi ad alcuni loschi figuri della zona, servirà al professore come una ventata d’aria fresca, come una mano tesa che l’aiuterà a darsi una ripulita e a tagliarsi finalmente la barba.

La sceneggiatura mi è piaciuta molto, Ryan Gosling ha ricevuto una meritatissima nomination agli oscar per l’interpretazione del professore. 

Le cose che non ho gradito del film son state le riprese e a tratti la fotografia. Non so se questo aspetto tecnico sia un qualcosa di voluto e cercato o se il film sia stato girato a basso budget.

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8

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