L'Anima buona di Lucignolo
Operetta in un solo atto della durata di un’ora circa, con chiari ed inequivocabili richiami a Brecht per il titolo, dove “l’anima buona di Sezuan” diventa quella di “Lucignolo” mentre il “Paese dei Balocchi” di Collodi diventa molto somigliante a quello di “Halloween” di Tim Burton assumendone l’atmosfera dark, cupa, triste e ricreandone l‘ambientazione decadente.
Incontriamo l’Omino di Burro, il Direttore e lo stesso Lucignolo intrappolati in questa sorta di limbo, un circo in completo stato di abbandono, fatiscente e irrimediabilmente compromesso.
Questi tre personaggi ci raccontano la storia di come quello che un tempo era uno spettacolo ricco, colorato, bello si sia ritrovato in un disperato stato di abbandono, bloccato nei pressi di un binario morto e di una discarica di gabbiani monchi.
Non ci sono più soldi per dare da mangiare alle bestie, non ci sono più soldi per tenere in piedi la struttura, non ci sono più i soldi per niente. Secondo il Direttore la colpa è dell’Omino di Burro che gli ha venduto due ciuchini al prezzo di uno…
Il cast è ottimo come ottima è l’interpretazione dei personaggi sia nella parte recitata che in quella cantata. Mi è piaciuta molto la scenografia, che con pochi elementi è riuscita a ricostruire ciò che restava del circo.
Una serie di lampadine poste in alto illuminano scarsamente la scena, scena che poi in alcuni momenti si accende o cambia colorazione.