Il film è perennemente in bilico tra il drammatico e la commedia. I temi trattati non sono per nulla allegri, ma l’ironia e le situazioni paradossali in cui si trovano i protagonisti ne stemperano l’estrema drammaticità.
Avvocato di successo, padre e marito assente, si ritrova catapultato, dopo l’incidente della moglie che la manda in coma, nella vita reale e a dover prendere le redini in mano di tutto ciò di cui si è disinteressato fino a quel momento.
Si troverà a scontrarsi con la dura realtà del tradimento della moglie o dei rapporti inesistenti con le figlie, la piccola di 10 anni e quella più grande di 17.
Nel momento in cui i medici gli diranno che la moglie non ha alcuna possibilità di guarire, quando saprà con certezza che l’unica alternativa valida per quella situazione è staccare la spina ed attendere che il corpo della moglie si spenga lentamente, quest’uomo sarà costretto a prendersi le sue responsabilità.
La sceneggiatura, che ha vinto il premio oscar, è stata tratta dal romanzo di Kaui Hart Hemmings “Eredi di un mondo sbagliato”, è leggera, intelligente e gradevole.
Il film viaggia su più binari, c’è il rapporto con le figlie, che se prima era inesistente, dopo la triste notizia riunisce in maniera forte ciò che resta della famiglia.
Ma il colpo dell’imminente morte della moglie, della madre, è talmente grande, pesante, che il padre e la figlia più grande, decidono di andare alla ricerca dell’amante della donna in coma per permettergli di dirle addio prima della sua morte.
Nei personaggi è palese il dolore per la prossima perdita di una persona cara, il disagio per non poter rimediare agli errori commessi, il non poterle dire addio, ma anche la rabbia per il tradimento o per altre situazioni mai chiarite e che con il passare del tempo sono diventate dei macigni. Ma quando non c’è altra alternativa, l’unica cosa da fare è perdonare e di conseguenza perdonare se stessi.
Ho trovato il film carino, delicato e seppure abbastanza drammatico, porta con se una leggerezza che lo lascia scorrere senza appesantire l’animo dello spettatore. Le Hawaii sono uno splendido sfondo, dall’immensità delle distese verdi alle improbabili camicie con delle fantasie assurde.
L’unica cosa che mi lascia perplessa è che per quanto io ritenga sia un buon film, credo che sia stato eccessivamente sopravvalutato.