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Bride Wars

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Amiche da tutta la vita, due ragazze diventano rivali, nemiche in concomitanza dei loro matrimoni. Per errore della segretaria della wedding planner, il ricevimento viene prenotato nello stesso giorno, ma in due sale diverse del Plaza, dove entrambe le ragazze sognavano di sposarsi e di farsi rispettivamente da damigella d’onore.

Ne seguirà una lotta senza esclusione di colpi, di bassezze supportate dall’ottima conoscenza dei punti deboli dell’avversaria, il tutto perchè una delle due deve spostare la data del matrimonio. Tutti gli altri, familiari e amici, si troveranno coinvolti come spettatori di questa assurda ed inutile guerriglia.

Le figure maschili di questa storia sono relegate sullo sfondo e sembrano non avere alcun tipo di spessore. Finale abbondantemente a tarallucci e vino, con un matrimonio ed un risvolto un po’ scontato per l’altra amica.

E’ nella media delle commedie americane, quelle senza troppo impegnoche qua e la strappano un sorriso, anche se è davvero brutto vedere due persone, amiche per la pelle, farsi la guerra in un modo veramente assurdo come se l’affetto che le ha legate per una vita intera non fosse mai esistito.

 


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5

London Boulevard

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Colin Farrell interpreta un uomo appena uscito di galera che vuole cambiare vita. Cerca un lavoro onesto e lo trova, diventa il tutto fare e bodyguard di una attrice di successo che vive reclusa in casa per colpa dei paparazzi, sempre alla ricerca di uno scoop.

La voglia di riprendersi la propria vita, di uscire da catene che stringono sempre di più è un elemento portante che accomuna il protagonista alla star. Entrambi vorrebbero uscire da quel circolo vizioso e allontanare la presenza opprimente di persone sgradite dalle loro vite.

Se da una parte l’attrice può cercare di fuggire e di dissimulare la sua presenza, sperando di non sentire i click delle macchine fotografiche, dall’altro il suo bodyguard non è altrettanto fortunato. Quando sei immischiato in situazioni losche, con gente di malaffare, con la malavita londinese, puoi stare sicuro che non ti lasceranno andare via. Inevitabilmente tra i due nascerà qualcosa, ma per fortuna le sceneggiatura ci regala la giusta dose di sentimento e romanticismo, senza strafare troppo e senza far perdere tutto quel tono drammatico che caratterizza la storia fin dall’inizio.

Colin Farrell è l’indiscusso badguy protagonista del film, ruolo che gli riesce fin troppo bene. Keira Knightley è una figura ricorrente, ma resta sempre relegata in un angolo della storia, un po’ in ombra, un po’ come sfondo. Oltre alla trama principale è presente una sotto trama, condita da altri personaggi, come per esempio la storia della sorella del protagonista, altro personaggio tormentato. 

Complessivamente il film è apprezzabile, buona sceneggiatura, bravi attori, ottima la colonna sonora e interessante il punto di vista di Londra, non nella sua versione più classica di bella città. Ma seppure è un buon prodotto, durante tutta la visione si ha sempre la sensazione che manchi qualcosa, come se gli ingredienti ci fossero tutti ma non sono miscelati nel modo giusto. 

 


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6

Amore e altri rimedi

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Ecco un altro film la cui locandina, sottotitolo e classificazione traggono in inganno lo spettatore. Da l’idea della solita commedia leggera e stupida.

Io e le classificazioni abbiamo  idee diverse: è si una commedia, ma il film nonostante la banalità del titolo, narra comunque delle vicende drammatiche. 

In originale era "Love and Other Drugs", dove chiaramente il drugs è inteso come medicine, ed ha un doppio significato, ma lo si comprende dopo aver guardato il film. 

Sostanzialmente è l’incontro di due persone che partendo da una avventura puramente fisica,  finiscono per ritrovarsi in una storia d’amore senza i rimedi citati nel titolo.

Lei è uno spirito libero. Lui un donnaiolo. Inizieranno una relazione superficiale, che evolverà in qualcosa di diverso, di più profondo. Fin qui non ci sono grosse varianti rispetto temi e schemi previsti  nelle  più classiche commedie.

Lui, il fascinoso  che fa crollare ogni donna facilmente ai suoi piedi,  che si arrabatta con molti lavori diversi, fin quando non inizia a macinare soldi come  rappresentante farmaceutico. Per questo lavoro  è  disposto a fare qualunque cosa pur di piazzare il prodotto. Dopo varie difficoltà si troverà a “diffondere il verbo” della tanto discussa pillolina blu, il viagra. È un personaggio da cui non ti aspetteresti un repentino cambio d’atteggiamento.

Lei, pittrice, donna libera da schemi prefissati che nasconde un tremendo segreto: ha il Parkinson al primo stadio. Prende delle medicine per mascherare il tremore che si impossessa di lei, impedendole di compiere anche le azioni più banali. Avere il Parkinson non è una bella cosa, averlo a 26 anni è ancora peggio.

La notizia scottante travolge e sconvolge questo ménage sentimentale non ancora ben delineato e consolidato. Ci saranno alti e bassi, situazioni brutte, situazioni belle. Incontri con altri personaggi interessanti, tra cui un piccola apparizione di un uomo che parla della sua vita con la moglie affetta dalla stessa malattia, quella malattia che gliel’ha portata via lentamente e completamente.

Siamo negli anni 90, non esisteva una cura per il Parkinson, non esiste una cura definitiva neanche ora a distanza di vent’anni.  

Il film mi  è piaciuto, mi è piaciuta la storia che prende corpo più nella seconda metà, quella forse più drammatica. Mi sono piaciuti i due attori protagonisti. 

È un film che fa riflettere, che ti pone principalmente una domanda, quella sulla disponibilità ad accudire una persona malata per il resto della vita. Una domanda a cui spesso non sai dare una risposta, perché è un impegno molto gravoso.

Nell’immediato ed in condizioni ancora buone può sembrare una difficoltà superabile con la buona volontà e con l’affetto, ma con il progredire della malattia quell’impegno diventa sempre più grosso e pesante. 

Può un amore reggere tale peso?

 

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7

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