Quasi amici

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Quasi amici, oltre ad essere un film tratto ed ispirato da una storia vera, che poi chi sa quanto ci sia davvero della storia reale e quanto sia stato romanzato, è un film che mette a confronto due realtà completamente opposte. Bianco contro nero, ricco contro povero, malato contro sano, adulto contro giovane e così via. I due protagonisti vivono condizioni e situazioni che sono completamente apposte, l'alfa e l'omega, sembrano così malamente assortiti da non poter convivere in alcun modo, ed proprio questa enorme diversità, questa opposizione a creare probabilmente il legame veramente forte di una amicizia come poche.

Philippe, in seguito ad un incidente è paralizzato dal collo in giù, è ricco, è un uomo bianco di mezz'età alla ricerca di qualcuno che possa occuparsi di lui giorno e notte; Driss è un ragazzo povero, di colore, immigrato dal Senegal. Il rapporto improbabile e conflittuale finirà per diventare una amicizia profonda, vera e sincera.

Ma questa storia ci mostra anche altro: apre uno squarcio su una Parigi diversa dal solito, una Parigi non turistica ma multietnica, che alterna alle strade centrali belle, luminose e trafficare, la zona periferica triste, spenta e omonima, dove risiedono gli immigrati. 

Il film scorre veloce, leggero, nonostante la drammaticità della condizione di Philippe, è ironico è divertente e i due personaggi insieme riescono a strapparti risate senza problemi.

Da vedere assolutamente!

 

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9

L'amore che resta

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Tratto dalla piece teatrale "Of Winter and Water Birds", di Jason Lew, L’amore che resta, in originale Restless, è un film che parla di amore e di morte, ma anche dell’attaccamento alla vita e di come vivere la morte.

Enoch è un ragazzo sopravvissuto ad un incidente d’auto in cui sono morti i suoi genitori. Vive con la zia da quando è uscito dal coma. Enoch si imbucandosi ai funerali degli altri, vede un fantasma di un kamikaze giapponese della seconda guerra mondiale, è stato espulso da scuola, ma principalmente non ha superato la morte dei genitori e il non averli potuti salutare perché era in coma quando sono stati fatti i funerali.

E’ proprio ad un funerale dove si è imbucato che incontra Annabel, una amica del defunto, malata terminale di un cancro al cervello. I due finiranno per diventare amici e per innamorarsi. 

Il film ripercorre gli ultimi mesi di vita di Annabel, sullo sfondo della periferia di Portland in un autunno dai colori spenti. I presupposti sono quelli di un film drammatico e strappalacrime; di certo tutta la situazione non è allegra, ma la storia è narrata con molto tatto e delicatezza e con molta spensieratezza, dato che il punto di vista è quello di due ragazzi molto giovani, ancora in età scolare. E’ come se in parte non si rendessero conto realmente di quanto sia drammatico il momento che stanno vivendo, come se quella sensazione di sospensione dal tempo dovuto all’innamoramento gli renda meno ‘pesante’ la prematura ed imminente fine della loro storia.

Poi, però c’è la presa di coscienza, la realtà ti finisce dritta in faccia e a quel punto c’è solo da chiedersi se è meglio fuggire o prendere e tenere caro ciò che resta. Ma cosa c’è di più puro e prezioso di un amore adolescenziale, forse il primo per entrambi i protagonisti?

Enoch ed Annabel  prendendosi il giusto tempo, senza fretta, per quanto la malattia di lei lo permetta, vivranno la delicata storia d’amore con estrema dignità.

Enoch accompagnerà Annabel fino alla fine, lasciandola nelle mani dell’amico/fantasma quando arriverà il suo momento. Annable darà uno scossone ad Enoch facendogli trovare la forza di vivere  e di andare avanti, di abbandonare il fantasma a cui si era legato dal suo risveglio dal coma post incidente.

Il film mi è piaciuto, certo è triste pensare ad una vita giovane tormentata come quella di Enoch e ad una giovane ragazza come Annabel che non potrà mai diventare una donna, ma la delicatezza della storia, la bravura di due attori molto giovani e la profondità di alcuni dialoghi, insieme alle cavolate che la giovane età concede ai due protagonisti, rendono il film godibile e non lo lasciano sfociare in un classico drammone strappalacrime. 

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7

Piccole bugie tra amici

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Le prime scene ci fanno seguire con un lunghissimo e bellissimo piano sequenza,  l’uscita intorno all’alba di un viveur quarantenne da una discoteca, lo vediamo salire in motocicletta, percorrere le strade di Parigi lievemente illuminate dai primi raggi del sole, fino all’impatto in un bruttissimo incidente stradale.

Al suo capezzale accorrono tutti i suoi amici. Ma quello che sembra essere un bel gruppo affiatato, distrutto dal dolore dell’incidete di uno di loro, una volta uscito dalle porte dell’ospedale non spenderà molto tempo nella decisione di partire per le vacanze estive, ‘mollando’ l’uomo ferito e malato come se niente fosse. 

Queste persone, che dovrebbero essere tanto unite e volersi bene, che ogni anno fanno le vacanza sempre nello stesso posto, ovvero a casa di uno di loro, vanno via tutti senza pensarci su troppo, nonostante un loro caro sia in condizioni critiche. 

A questo punto mi sono chiesta se questo  legame affettivo sia solo di facciata o meno.   

La vacanza, la convivenza rispetto agli anni precedenti, diventa qualcosa di difficile da gestire, tensioni, scontri, altarini che vengono scoperti saranno tanti piccoli focolai, piccole micce di una immensa bomba.

Tutta la parte ambientata durante la vacanza al mare è estremamente lunga, capisco che è per chiarire le dinamiche tra i vari personaggi, che sono tanti, ma forse andava tagliata un po.

Il finale del film invece lo assocerei alle lacrime di coccodrillo, perché il povero amico malato purtroppo muore, e ovviamente ci si ritrova tutti al suo funerale. La triste condizione che accomuna tutti, con annesso senso di colpa per essere ‘fuggiti’,  pone fine ad alcune tensioni createsi durante l’ultima vacanza, rimettendo a posto le cose.

Bellissima la scena dell’arrivo dell’uomo che li accoglie ogni anno nel luogo di vacanza, che dopo un viaggio lunghissimo in furgoncino  giunge al cimitero nel momento in cui stanno calando la bara. Il dono di quest’uomo è  un sacco che contiene  la sabbia del mare che aveva visto fino all’anno prima la combriccola felice e al completo.

Il film oltre ad essere drammatico, a farti arrabbiare in alcuni punti o ad avere una eccessiva lunghezza che a tratti fa sentire il suo peso, è una dimostrazione che le persone seppure sono adulte, seppure si vogliono bene, hanno la tendenza a scappare dalle responsabilità, dalle situazioni difficili, facendo come gli struzzi, nascondendo la testa ‘sotto la sabbia’ di una estate probabilmente da dimenticare o da ricordare con grosso rammarico.


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8

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