All Good Things

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All Good Things è un film interessante, ben girato, intrigante e dotato di un buon cast. In questo film riesce a piacermi anche Kristin Dunst, che in genere non amo come attrice.

Ma nonostante le buone premesse il film di prodotto nel 2010 sarà distribuito nei cinema italiani solo a giugno 2012 e me ne chiedo ancora il perché. Forse perché siamo il paese dei cinepanettoni volgari, tecnicamente girati male e squallidi? Cari distributori di film se da un lato ci sono persone con pessimi gusti, cinematograficamente parlando, dall’altro c’è un vasto gruppo di appassionati cinefili che preferiscono non andare al cinema se non c’è qualcosa di bello da vedere!

Anyway

Ho visto il film in lingua originale, poi facendo delle ricerche ho scoperto che esiste solo una versione in dvd. Ci sono periodi in cui vado per filmografie di attori o registi, in questo momento, intervallando con altro sto recuperando quella di Ryan Gosling. Questo giovane attore è perfetto in ogni ruolo che interpreta, dal ragazzino all’uomo di spessore finendo con personaggi dai problemi mentali; ma secondo me rende molto nei ruoli drammatici più che nelle commedie o film leggeri.

All Good Things prende il nome da un negozio che i due giovani protagonisti aprono poco dopo l’inizio del film. 

Lui proveniente da una famiglia ricca, lei no. Il fuggire dalla casa paterna alla ricerca di qualcosa che sia buono, alla costruzione di una piccola attività propria, la sensazione di indipendenza.  Credo che sia questo che David abbia voluto fare nel momento in cui sposa Katie e con lei inizia a realizzare il sogno del piccolo negozio lontano da casa.

Ma ecco che il padre viene a minare l’indipendenza del figlio, fa in modo di riportarlo indietro, di farlo lavorare nel mercato immobiliare, dove lui è un pezzo grosso. L’uomo insinua nella mente del ragazzo che se non avrà una vita agiata difficilmente potrà tenere accanto a se la bella moglie.

Questo è il problema di molti imprenditori che hanno successo, la continuità, vogliono che i loro figli portino avanti l’attività di famiglia anche se le loro aspirazioni sono diverse, sono disposti a fare qualunque cosa per garantirsi questa successione, anche minare la stabilità e la felicità dei propri figli. 

Siamo all’inizio degli anni ’80, David si ritrova con una moglie, con un sogno infranto e con un lavoro che sostanzialmente non ama. David sembrava il classico bravo ragazzo, e probabilmente lo è, ma l’essere ritornato sotto l’aria protettrice del padre fa uscire fuori pian piano un po’ di turbe psichiche che fino ad ora erano state celate.

L’idillio d’amore svanisce pian piano. I due sembrano prendere strade diverse. David sempre più taciturno, brusco, a tratti violento e Katie che cerca la sua indipendenza proseguendo gli studi. 

Il crollo avviene dapprima lentamente, con piccole cose, poi rapidamente giù fino a toccare terra. Il rapporto tra David e Katie si incrina definitivamente, non c’è più modo di tenere in piedi la storia tra di loro, Katie  è spaventata da ciò che è diventato il marito. Ed è in questa fase che si passa da una condizione di commedia romantica a thriller. 

Katie un bel giorno scompare, lo spettatore dalle immagini intuisce cosa sia successo, diciamo che fare 1+1 in questo caso non è tanto complicato, ma tutto resterà nel dubbio. 

David è sostanzialmente un uomo disturbato che ha subito traumi molto forti durante l’infanzia. Questi traumi prendono il sopravvento nel momento in cui, nella sua vita accadono cose che vanno a stuzzicare una ferita mai rimarginata che l’ha devastato interiormente. 

Anni dopo la scomparsa di Katie, ed in seguito allo spuntare fuori di nuovi elementi, verrà riaperto il caso, David sarà il primo sospettato della scomparsa della moglie.

Cosa sarà successo veramente?

Il film è tratto da una storia vera, la donna non fu mai ritrovata e il caso mai concluso, per cui molto è basato su illazioni. Secondo me è un film interessante, ben girato, con un cast veramente al top. Valeva la pena di vederlo sul grande schermo.

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8

Daybreakers

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Daybreakers è secondo me uno dei   migliori film realizzati sul tema dei vampiri negli ultimi anni.

Un buon prodotto per la trama, non eccessivamente originale, ma che pone l'attenzione dello spettatore su un  punto di vista diverso dal solito. 

Ciò che mi ha colpita fin dalla prima scena è la colorazione del film, giallo caldo, intenso per le scene diurne e una colorazione cianotica, molto fredda per gli interni e le scene notturne. 

La colorazione cianotica mi ha ricordato un po' quella di “30 giorni di buio”.

Da quanto leggerete dopo sembrerà che sto smontando  il film, lo so purtroppo quando hai letto o visto tante cose sull'argomento viene spontaneo trovare riferimenti o scopiazzature in ciò che di nuovo offre il mercato, però vi posso assicurare che  il film mi è piaciuto.  Il paragone e la poca originalità delle situazioni o di alcuni concetti va sottolineato,  perchè è secondo me una 'accozzaglia' di cose ben riuscita.

Il mondo è stato devastato da una epidemia, un po' come in 'Io sono leggenda', mi riferisco ovviamente al libro,  non al pessimo film!

L'epidemia ha trasformato quasi tutti gli umani in vampiri, tranne una piccola percentuale che è rimasta come forma di sostentamento, un vivaio da cui attingere. 

C'è anche una piccolissima parte di questi umani che cercano di sfuggire alla reclusione e alla forzata donazione della loro essenza vitale, diciamo pure che non sono felici di essere premuti come limoni. 

Le scorte di sangue si stanno assottigliano, i vampiri stanno cercando una alternativa provando a ricreare un surrogato di sangue umano  in laboratorio. 

Forse avrebbero dovuto contattare gli sceneggiatori di True Blood per capire come avevano composto la formula chimica del sangue sintetico che vendono in bottiglia.

Anche in Daybreakers abbiamo lo stereotipo del vampiro buono, di un umano che è stato vampirizzato e che non beve sangue umano, diciamo che il protagonista ha preso buon esempio dai suoi predecessori: Angel della serie tv Angel, Mick di Moonlight, Edward e relativa famiglia Cullen della saga di Twilight, giusto per citarne qualcuno. Ma a differenza degli altri in questo caso il Good Vampire fa l'ematologo e fa esperimenti su povere cavie animali, umane e vampire per perfezionare il sangue sintetico.

La  situazione  è critica, rivolte, caos diventano sempre di più all'ordine del giorno, ci sono assalti per rubare impropriamente le già scarse  riserve di sangue.

Edward, il nostro ricercatore ematologo, incontra Elvis, un vampiro che per puro caso è ritornato ad essere umano. Mentre Edward si unisce ad un gruppo di umani in fuga e cerca con Elvis di ricreare le condizioni che l'hanno fatto tornare umano, i vampiri, oltre a dargli la caccia,  cercano di sedare le rivolte e di porre fine ad una situazione complicata, quella dei subsider.

L'astinenza dal sangue umano fa perdere il senno ai vampiri, si imbruttiscono, iniziano a fare le orecchie a punta e a perdere le sembianze umane diventando dei mostri. L'astinenza o l'auto succhiare il proprio sangue, come faceva un personaggio del libro “Lasciami entrare” dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, accelerano questo processo. 

I subsider diventano brutti, scheletrici, con le ali tipo  pipistrello, come Dracula nel film di  Coppola, quando viene scoperto in camera con  Mina,  nelle stanze sopra il manicomio, e si trasforma  in un essere alato e poi in tanti topi per poter fuggire via.

Non solo, e spero di fermarmi con i riferimenti, i subsider diventano privi di freni, primitivi, istintivi, non ragionano, sono come animali, proprio come i Level E del manga - anime di Vampire Knight.

Ma nonostante tutti i riferimenti ad altre storie, il film è interessante perchè visto per lo più dalla parte dei vampiri, ma riflette dei problemi attuali, problemi che tutte le civiltà hanno. 

E' un film che parla di consumismo, capitalismo, del fare soldi a discapito di altri. 

I vampiri di questa storia non sono poi tanto diversi dagli esseri umani dove vince la legge del più forte, dove fin quando servi sei tollerato altrimenti se crepi e ti levi dai piedi è meglio. 

La cosa più brutta, non è tanto la questione del sangue umano, nel senso di reperimento, perchè il vampiro vive di quello ed è anche 'normale' che cerchi di procurarselo, ma il fatto che decidano di uccidere tutti i subsider, considerandoli come una razza inferiore, uno scarto della società, con i quali non è il caso di dividere il cibo. .

In sostanza dopo tutto questo sproloqui e divagazioni sul tema, il film si può vedere tranquillamente. 

Visivamente è ben fatto, gli attori sono bravi, solo che qua e la c'è qualche scena abbastanza splatter, ma non può essere considerato un film horror se non c'è un discreto spargimento di sangue.

 

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7

Sex List

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Questo film è la dimostrazione che le persone sono condizionate da tutto, dai numeri, dagli articoli di giornale e dal dover rientrare negli standard. 

E’ così che la protagonista fa tilt, quando legge su una rivista che la media delle persone con cui va a letto una donna nell’arco della sua vita è di 10,5 persone. A parte l’assurdità del sondaggio, abbiate pietà, ma ai due estremi della scala ci sono le suore e le prostitute e le altre donne sono in mezzo a gradazioni come sfumature di colori?

E poi quel .5 che vuol dire? O son 10 o 11, in matematica esistono gli arrotondamenti, esistono anche i numeri decimali, ma  come si definisce un ‘mezzo incontro sessuale’? 
Ma l’articolo del giornale non si limita solo a dare una percentuale, insiste affermando che più sono i partner avuti e meno possibilità ci sono di trovare un uomo fisso.

In tutto questo, quanto deve essere folle, instabile e stupida una persona per credere che sia vero e che queste statistiche siano come una bibbia?

La protagonista rientra perfettamente nella categoria di donne su cui l’articolo fa colpo, si colpo come una mazzata in testa. 
Decide di non dover superare la 20° persona, visto che è arrivata a quota 19. 

Il ventesimo uomo con cui andrà a letto dovrà essere quello con cui si sposerà. Ma si ritroverà ubriaca con il suo ex capo, il tizio squallido che l’ha licenziata poco prima.

Non ho nulla in contrario ad avere un atteggiamento libero rispetto al sesso, ma vi sembra possibile che una persona fino a poco prima la dava in giro tranquillamente, iniziando storie destinate ovviamente a finire, con i tipi più improbabili, e poi bastano poche righe su un pezzo di carta, il rendersi conto che si è fuori dagli standard medi da ipotizzare di mettersi a fare la suora?

Ma la trovata geniale, per risolvere il problema del numero 20 raggiunto col capo, è quella di fare un elenco dei 19 uomini che ha conosciuto in senso biblico, di rintracciarli e di vedere se son cambiati e se possono diventare l’uomo della sua vita.

Son dell’opinione che se una persona è diventato un ex ci sarà un motivo, perché andare a cercarlo se già una volta non ha funzionato?

Vogliamo parlare poi del vicino di casa, figo, sexy, donnaiolo, che apre la porta coprendosi con un piccolo asciugamano messo al posto della foglia di fico? Ma per favore! Solo nei film ci sono vicini così, mi verrebbe da chiedere agli sceneggiatori il loro indirizzo per inviargli la foto dei miei di vicini.

Il film è alquanto scontato sotto tutti i punti di vista: uno degli ex sembra potabile, poi si rivela essere troppo concentrato su se stesso per in tenere conto i desideri della protagonista. Lei lo molla e va dal vicino, che per anni e anni ha cambiato donna ogni sera, perdendo migliaia di camicie, e che di punto in bianco, si redime diventando monogamo… e vissero felici e contenti, di che non l’ho capito.

 

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3

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