Donna Bomba

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Donna Bomba è un monologo che narra gli ultimi 12 minuti e 36 secondi i una kamikaze. Gli ultimi minuti prima di compire l'attentato e porre fine alla propria vita, al target da distruggere e ai poveri inconsapevoli cittadini che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il monologo è un susseguirsi di pensieri relativi all'atto che si sta per compiere, in questo caso imposto e visto come una purificazione dai peccati commessi; non solo è possibile ascoltare la parte razionale e quella emotiva della donna, il come un certo tipo di cultura ti impone di morire e tu sei costretto, volente o nolente, a seguire tale imposizione.

Da un lato la giusta cusa per quel tipo di cultura, dall'altro i desideri e le speranze di una donna che devono essere abbandonati per purificare il proprio animo.

L'alternarsi dei vari punti di vista, quello drammatico e quello onirico ha un buon ritmo.

E' sconcertante scoprire come viene applicata una bomba addosso ad un kamikaze, come riescono ad eludere la sorveglianza. Perchè una donna o un ragazzino destano sempre minor attenzione rispetto ad un uomo. 

L'essere quasi a faccia a faccia con la morte ti fa porre tante domande, domande che in condizioni di normalità non ti porresti. I 12 minuti e 36 secondi si dilatano all'inverosimile, diventando una lenta ed inesorabile eternità. Un lasso di tempo interminabile e straziante che per quanto può durare arriverà comunque alla fine. 

La bravura di Chiara Tomarelli è fuori discussione, coinvolgente e versatile nel passare da un estremo all'altro delle emozioni del personaggio.

L'uso sapiente di luci e regia per spaziare tra le varie realtà sella narrative.

Sicuramente da vedere e da apprezzare, nonostante la tragicità e la durezza delle storia narrata. Storia che è si di fantasia, ma che racconta la realtà di molte donne.

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7

Drive

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Drive, dal trailer, si presenta come un film d'azione e violento. La realtà dei fatti è che il film ha di per se alcune scene d'azione, c'è una buona dose di violenza, ma non si riduce tutto a quei film senza un senso o una 'morale della favola'.

Il protagonista è un bravissimo Ryan Gosling, non si possono avere dubbi sulla sua bravura come attore, lui è per me uno dei migliori attori giovani che calcano la scena in questo periodo. 

Il personaggio del guidatore, un ragazzo al quale non verrà mai dato un nome, fa un doppio lavoro, stuntman e controfigura di giorno, guidatore per delle rapine di notte.

5 minuti del suo tempo per aspettare fuori dal luogo della rapina e per guidare verso un porto sicuro, poi i ladri se la devono cavare da soli.

Auto veloci e rimaneggiate per aumentarne le prestazioni, inseguimenti mozzafiato e guida spericolatamente sapiente.

Drive è un personaggio complesso, lento e di poche parole, ma non per questo stupido perchè compensa il suo atteggiamento, il suo distacco dal resto del mondo e la sua solitudine con l'ottima osservazione di ciò che lo circonda. Un uomo di poche parole dette al momento giusto.

Le sue giornate prendono colore quando si trasferisce in un nuovo stabile ed incontra una giovane donna e suo figlio in asecensore, scoprendo che abitano sullo stesso pianerottolo. 

La donna è sposata e il marito è in prigione. Tra i tre nasce una sorta di silenziosa complicità che  si evolve lentamente. Iniziano a trascorrere molto tempo insieme e palesemente tra i due ragazzi sta nascendo qualcosa.

Il ritorno del marito  dal carcere porrà un freno a tutta la situazione e sarà l'innesco di una disastrosa serie di eventi

Drive è una storia di solitudini che si incontrano, che si comprendono senza parlare. E' una storia di sentimenti molto delicata, attenta a non sconfinare e finire nel banale, nello scontato.

E' anche una storia di violenze brutali non volute, ma nelle quali ci si ritrova ed è impossibile non venirne risucchiati o uscirne.

Ciò che mi ha fatto pensare è che a volte non è necessario fare grandi cose vistose per dimostrare i sentimenti che si provano per altre persone, non sono necessarie chiacchiere, ma fatti; a volte questi 'fatti' sono gesti che solo chi riesce ad amare davvero può compiere a discapito di se stesso perchè si antepone l'altro ai proprio desiderio o alla propria incolumità.

Tecnicamente il film è ben realizzato. Spesso ci sono scene rallentate che danno un qualcosa in più alla narrazione.
Le scene in auto, quelle d'azione per intenderci, sono davvero belle. Los Angeles vista dall'alto di notte è veramente stupenda. I titoli di inizio in fucsia con un carattere calligrafico hanno un vago sapore anni 80, anche gli abiti e l'arredamento hanno un vago sapore retrò. Carinissimi i guanti di pelle che usa Drive per guidare.
E' interessante la colonna sonora.

La scena che ho preferito su tutte è quella in ascensore, quando il guidatore e la ragazza si trovano con un uomo che ha palesemente una pistola. Il modo in cui lui sposta lei e si mette in una posizione di protezione, una sorta di arrocco, le luci che si affievoliscono e creano una atmosfera di momentanea sospensione... è difficile rendere la sensazione a parole, questa scena va sicuramente vista, come ovviamente tutto il resto del film.

 

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9

La solitudine dei numeri primi di Giordano Paolo

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Non è stato per via del premio Strega vinto nel 2008 che avevo scelto di leggerlo, ma perchè ho trovato il titolo sublime, interessante, di ipotetiche idee, pieno di aspettative. 

E' trascorso un pò di tempo da quando ho letto questo libro. E' un libro che purtroppo ho trovato freddo, distaccato e in parte sterile e me ne dispiace.

Mi sono ritrovata davanti ad una storia che poteva essere sviluppata meglio. Dei personaggi che sono troppo stringati, accennati, che dovevano, secondo me, avere più rilievo o essere approfonditi.

In tutta la storia l'unica 'promessa' mantenuta rispetto al titolo è la solitudine delle persone e l'incomunicabilità tra di esse. Dei numeri primi io non ne vedo traccia. Perchè, per me il 'numero primo' avrebbe dovuto essere qualcuno di diverso, di interessante, fuori dagli schemi, invece mi son ritrovata con due personaggi sofferenti e con problemi, come, purtroppo ce ne sono molte.

Il personaggio di lui vive con il peso della sorella 'smarrita'.

Il personaggio di lei convive con i suoi problemi alimentari.

Sembrano essere fatti l'uno per l'altra ma prendono strade diverse.

Lei è da prendere a ceffoni in più di una situazione, come quando pensa di aver visto la sorella del protagonista, lo fa arrivare dall'estero e poi non gli dice nulla.

Avrebbe potuto trovare lei una sorta di redenzione, un modo per sentirsi 'utile realmente', avrebbe potuto dare pace all'altro se qualla ragazza fosse stata davvero la sorella persa.

Ho trovato molto bella la scena in cui lei da bambina aspettava il padre la mattina per mettergli la cravatta, mi ha fatto tenerezza; ed è l'unico ricordo piacevole che ho del libro.

Ho trovato assurda tutta la situazione con il marito o che nessuno in casa si accorgesse che avesse disturbi alimentari. 

In ultimo, l'aspetto fotografico, lavorando nel settore è la prima volta che vedo fare un servizio fotografico in una chiesa usando quel tipo di attrezzatura. Pannelli riflettenti e fari per una messa di matrimonio??? O_o

In conclusione: non è il peggior libro che abbia letto ma onestamente non me la sento di consigliarlo e non riesco a capire con quale criterio assegnano il premio Strega.

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3

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