Spendo giusto qualche parola sul teatro Elicantropo che ho trovato molto accogliente... piccolo piccolo e raccolto.
I teatri così piccoli hanno il pregio di risultare meno 'freddi' di quelli con tantissimi posti a sedere, sei quasi sul palco
e sei li li con gli attori a portata di mano e ciò ti rende più partecipe della storia, come se la vivessi da dentro e non
da spettatore esterno.
Ho trovato tutto di buon livello, le scenografie scure con dei particolari chiari, quel senso di sospensione, il tutto anche
abbastanza semplice e giusto come scenario della storia. Mi è piaciuta anche la scelta dei colori per l'abbigliamento.
Per me non è facile parlare dello spettacolo, so solo che in alcuni punti è stato come avere un pugno nello stomaco, in altri mi ha fatto sorridere e ridere, in altri ancora mi è spuntata una lacrimuccia ed in un punto particolare mi son resa conto di aver pensato qualcosa che Rocco dice a suo padre... ma questo è molto personale e lo tengo per me ;)
Posso partire dal testo che mi è piaciuto molto. I dialoghi, i monologhi sono ben dosati, sono interessanti, sono sentiti e rispecchiano benissimo la situazione... non solo, caratterizzano perfettamente entrambi i personaggi.
La storia inizia facendoci assistere a delle scene relative al rapporto conflittuale tra un padre e un figlio, che in maniera ironica, triste e dura, mostrano poi quanto possa essere profonda la frattura tra queste due persone.
Sono completamente l'uno l'opposto dell'altro. Da un lato un uomo di mezz'età ligio al dovere, rigido, schematico e arido di sentimenti o probabilmente li prova ma non è in grado di dimostrarli. Un uomo che punzecchia il figlio, che lo schernisce e lo fa sentire come se non fosse altro che *niente*.
Dall'altro lato un figlo che passa le sue giornate oziando, giocando a carte, perdendo tempo, rifiutandosi di craearsi un avvenire, vivendo sulle spalle del padre.
Già dalle prime battute emerge una sorta di intolleranza tra i due, un non andare d'accordo che ha radici molto profonde e si basa su tante piccole e grandi cose non dette ed accumulatesi con il trascorrere degli anni.
E' palese una mancanza di dialogo, dialogo nel senso profondo del termine.
Il padre, nella sua rigidità, incapacità di comunicare, di dimostrare affetto riversa su suo figlio tutte le sue frustrazioni, la parte peggiore di se e si nasconde dietro alla sua rigidezza, schemi ossessivi prefissati e finto perbenismo.
Ma tutte le cose non dette, accumulate alla fine esplodono come una bomba, facendo in modo che entrambi riversino sull'altro le cose più impensate, cose a volte tanto cattive da sembrare quasi surreali ... eppure sono reali, sono reali e a volte si ritrovano tranquillamente nella nostra vita di tutti i giorni. Chi non ha mai tirato una frecciatina al proprio figlio o al proprio padre per delle cose dette/non dette, fatte/non fatte?
L'idea che si ha all'inizio è quella di un padre ligio al dovere, mentre il figlio appare come uno scapestrato nulla facente senza alcuna aspirazione nella vita.
Quando ci sono delle posizioni così estreme c'è sempre qualcosa dietro, alla base. I figli sono il risultato di tante cose, tra cui ciò che accade nell'ambiente familiare. In questo caso il discorso è valido per entrambi, perchè probabilmente
ciò che è il padre di Rocco lo si deve anche al modo in cui è stato allevato ed all'ambiente in cui è vissuto, ed un piccolo accenno alla sua infanzia c'è e fa intuire qualcosa delle radici di quest'uomo.
Però... un padre che ti sminuisce, che non lascia spazio ai sentimenti, che è rigido e duro difficilmente potrà ritrovarsi con un figlio amorevole, disponibile e soprattuto sereno.
Un figlio che non ha ricevuto affetto, stima e sostegno morale dal padre sarà mai in grado di amarlo davvero e di non serbargli rancore? Io non credo sia possibile e questo rancore va a insediarsi in un angolo e man mano cresce corrodendo da dentro l'animo di una persona,rendendola ostile e poco propensa a scendere a compromessi.
E poi... la figura della madre morta quando Rocco era piccolo.
C'è il forte sentimento che lega figlio e madre nonostante lei non sia più tra i vivi, tanto forte da renderla quasi una 'santa' agli occhi del ragazzo.
E' molto bello il punto in cui Rocco racconta di quando la vedeva usare il battipanni in maniera delicata come se la donna avesse paura di far male ai panni.
Ho trovato molto bello che il ricordo fosse associato ad una calda luce giallo-arancio, come ad identificare il sole, qualcosa di caldo di luminoso, qualcosa di avvolgente che ti fa sentire sicuro e protetto come solo le braccia di una madre amorevole possono fare... non solo è anche molto netto il contrasto con una luce blu lunare, fredda e distaccata che a volte era associata al padre.
Ed in tutto questo ho dimenticato di parlare della "Sveglia", ma credo sia meglio lasciare che il significato di questo oggetto nello spettacolo lo scopra chi lo spettatore che avrà la possibilità di assistere alla rappresentazione
Entrambi gli attori perfertti per il loro ruolo, hanno saputo trasmettere forti emozioni.