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Daybreakers

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Daybreakers è secondo me uno dei   migliori film realizzati sul tema dei vampiri negli ultimi anni.

Un buon prodotto per la trama, non eccessivamente originale, ma che pone l'attenzione dello spettatore su un  punto di vista diverso dal solito. 

Ciò che mi ha colpita fin dalla prima scena è la colorazione del film, giallo caldo, intenso per le scene diurne e una colorazione cianotica, molto fredda per gli interni e le scene notturne. 

La colorazione cianotica mi ha ricordato un po' quella di “30 giorni di buio”.

Da quanto leggerete dopo sembrerà che sto smontando  il film, lo so purtroppo quando hai letto o visto tante cose sull'argomento viene spontaneo trovare riferimenti o scopiazzature in ciò che di nuovo offre il mercato, però vi posso assicurare che  il film mi è piaciuto.  Il paragone e la poca originalità delle situazioni o di alcuni concetti va sottolineato,  perchè è secondo me una 'accozzaglia' di cose ben riuscita.

Il mondo è stato devastato da una epidemia, un po' come in 'Io sono leggenda', mi riferisco ovviamente al libro,  non al pessimo film!

L'epidemia ha trasformato quasi tutti gli umani in vampiri, tranne una piccola percentuale che è rimasta come forma di sostentamento, un vivaio da cui attingere. 

C'è anche una piccolissima parte di questi umani che cercano di sfuggire alla reclusione e alla forzata donazione della loro essenza vitale, diciamo pure che non sono felici di essere premuti come limoni. 

Le scorte di sangue si stanno assottigliano, i vampiri stanno cercando una alternativa provando a ricreare un surrogato di sangue umano  in laboratorio. 

Forse avrebbero dovuto contattare gli sceneggiatori di True Blood per capire come avevano composto la formula chimica del sangue sintetico che vendono in bottiglia.

Anche in Daybreakers abbiamo lo stereotipo del vampiro buono, di un umano che è stato vampirizzato e che non beve sangue umano, diciamo che il protagonista ha preso buon esempio dai suoi predecessori: Angel della serie tv Angel, Mick di Moonlight, Edward e relativa famiglia Cullen della saga di Twilight, giusto per citarne qualcuno. Ma a differenza degli altri in questo caso il Good Vampire fa l'ematologo e fa esperimenti su povere cavie animali, umane e vampire per perfezionare il sangue sintetico.

La  situazione  è critica, rivolte, caos diventano sempre di più all'ordine del giorno, ci sono assalti per rubare impropriamente le già scarse  riserve di sangue.

Edward, il nostro ricercatore ematologo, incontra Elvis, un vampiro che per puro caso è ritornato ad essere umano. Mentre Edward si unisce ad un gruppo di umani in fuga e cerca con Elvis di ricreare le condizioni che l'hanno fatto tornare umano, i vampiri, oltre a dargli la caccia,  cercano di sedare le rivolte e di porre fine ad una situazione complicata, quella dei subsider.

L'astinenza dal sangue umano fa perdere il senno ai vampiri, si imbruttiscono, iniziano a fare le orecchie a punta e a perdere le sembianze umane diventando dei mostri. L'astinenza o l'auto succhiare il proprio sangue, come faceva un personaggio del libro “Lasciami entrare” dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, accelerano questo processo. 

I subsider diventano brutti, scheletrici, con le ali tipo  pipistrello, come Dracula nel film di  Coppola, quando viene scoperto in camera con  Mina,  nelle stanze sopra il manicomio, e si trasforma  in un essere alato e poi in tanti topi per poter fuggire via.

Non solo, e spero di fermarmi con i riferimenti, i subsider diventano privi di freni, primitivi, istintivi, non ragionano, sono come animali, proprio come i Level E del manga - anime di Vampire Knight.

Ma nonostante tutti i riferimenti ad altre storie, il film è interessante perchè visto per lo più dalla parte dei vampiri, ma riflette dei problemi attuali, problemi che tutte le civiltà hanno. 

E' un film che parla di consumismo, capitalismo, del fare soldi a discapito di altri. 

I vampiri di questa storia non sono poi tanto diversi dagli esseri umani dove vince la legge del più forte, dove fin quando servi sei tollerato altrimenti se crepi e ti levi dai piedi è meglio. 

La cosa più brutta, non è tanto la questione del sangue umano, nel senso di reperimento, perchè il vampiro vive di quello ed è anche 'normale' che cerchi di procurarselo, ma il fatto che decidano di uccidere tutti i subsider, considerandoli come una razza inferiore, uno scarto della società, con i quali non è il caso di dividere il cibo. .

In sostanza dopo tutto questo sproloqui e divagazioni sul tema, il film si può vedere tranquillamente. 

Visivamente è ben fatto, gli attori sono bravi, solo che qua e la c'è qualche scena abbastanza splatter, ma non può essere considerato un film horror se non c'è un discreto spargimento di sangue.

 

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7

Sex List

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Questo film è la dimostrazione che le persone sono condizionate da tutto, dai numeri, dagli articoli di giornale e dal dover rientrare negli standard. 

E’ così che la protagonista fa tilt, quando legge su una rivista che la media delle persone con cui va a letto una donna nell’arco della sua vita è di 10,5 persone. A parte l’assurdità del sondaggio, abbiate pietà, ma ai due estremi della scala ci sono le suore e le prostitute e le altre donne sono in mezzo a gradazioni come sfumature di colori?

E poi quel .5 che vuol dire? O son 10 o 11, in matematica esistono gli arrotondamenti, esistono anche i numeri decimali, ma  come si definisce un ‘mezzo incontro sessuale’? 
Ma l’articolo del giornale non si limita solo a dare una percentuale, insiste affermando che più sono i partner avuti e meno possibilità ci sono di trovare un uomo fisso.

In tutto questo, quanto deve essere folle, instabile e stupida una persona per credere che sia vero e che queste statistiche siano come una bibbia?

La protagonista rientra perfettamente nella categoria di donne su cui l’articolo fa colpo, si colpo come una mazzata in testa. 
Decide di non dover superare la 20° persona, visto che è arrivata a quota 19. 

Il ventesimo uomo con cui andrà a letto dovrà essere quello con cui si sposerà. Ma si ritroverà ubriaca con il suo ex capo, il tizio squallido che l’ha licenziata poco prima.

Non ho nulla in contrario ad avere un atteggiamento libero rispetto al sesso, ma vi sembra possibile che una persona fino a poco prima la dava in giro tranquillamente, iniziando storie destinate ovviamente a finire, con i tipi più improbabili, e poi bastano poche righe su un pezzo di carta, il rendersi conto che si è fuori dagli standard medi da ipotizzare di mettersi a fare la suora?

Ma la trovata geniale, per risolvere il problema del numero 20 raggiunto col capo, è quella di fare un elenco dei 19 uomini che ha conosciuto in senso biblico, di rintracciarli e di vedere se son cambiati e se possono diventare l’uomo della sua vita.

Son dell’opinione che se una persona è diventato un ex ci sarà un motivo, perché andare a cercarlo se già una volta non ha funzionato?

Vogliamo parlare poi del vicino di casa, figo, sexy, donnaiolo, che apre la porta coprendosi con un piccolo asciugamano messo al posto della foglia di fico? Ma per favore! Solo nei film ci sono vicini così, mi verrebbe da chiedere agli sceneggiatori il loro indirizzo per inviargli la foto dei miei di vicini.

Il film è alquanto scontato sotto tutti i punti di vista: uno degli ex sembra potabile, poi si rivela essere troppo concentrato su se stesso per in tenere conto i desideri della protagonista. Lei lo molla e va dal vicino, che per anni e anni ha cambiato donna ogni sera, perdendo migliaia di camicie, e che di punto in bianco, si redime diventando monogamo… e vissero felici e contenti, di che non l’ho capito.

 

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3

Toy Boy

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Questa è una di quelle rare volte in cui non so da dove iniziare, se liquidare il film con due parole stringate o scriverci su un trattato. 

Perché di cose da dire ce ne sarebbero molte, ma vale la pena sprecare il fiato, o meglio la punta delle dita per scrivere questa recensione?

Non lo so, inizierò a scrivere senza pensarci troppo. In fondo neanche  lo sceneggiatore ha pensato molto a cosa stava scrivendo. Fosse stato un film porno, l’assenza o la scarsezza di trama sarebbero stati comprensibili, li i contenuti sono per lo più visivi e rumorosi, ma in un film che dovrebbe essere una commedia no.

Ashton Kutcher in fondo interpreta un po’ il ruolo di se stesso, il ragazzo più giovane che se la fa con la donna matura e socialmente collocata. Lo so, probabilmente è un commento fuori luogo visto che la storia con Demi Moore è arrivata al capolinea, ma chi non ha mai pensato che lui potesse essere il Toy Boy dell’attrice?  Che poi la storia sia durata tanto era segno che forse non era proprio così fino in fondo, però…

Lasciando perdere pettegolezzi e pensieri che esulano dal film, il problema grosso è la carenza di una sceneggiatura di sostanza, di qualcosa che renda l’idea di partenza interessante, convincente, perché il tema trattato poteva avere una buona valenza sociale se sfruttato e gestito nel modo giusto.

Giovani che non hanno una vera e propria collocazione nel mondo, che giocano a fare i seduttori, i dandy, che credono di  avere potere e di potersi guadagnare una posizione vendendo se stessi alla migliore offerente, facendo leva su donne di successo che sono sostanzialmente sole e si sentono lusingate dalle attenzioni di un aitante ragazzo di almeno dieci anni più giovane.

Ma ciò che ho trovato assurdo è l’atteggiamento di queste donne nel film, non tanto per la facilità con cui si lasciano rimorchiare e fanno entrare un perfetto sconosciuto in casa propria, è il modo in cui lasciano che il protagonista viva in casa loro, impiantandosi come se fosse la propria. 

Capisco che  forse in quella zona si vive in maniera diversa dall’Italia, ma chi farebbe accampare una persona con cui si  è trascorsa una nottata di sesso in casa propria mentre tu te ne vai  a lavoro, lasciandogli addirittura la carta di credito per pagare la colazione?

Perché Nikki, il protagonista vive così, rimorchia in maniera grossolana, perché non utilizza tecniche veramente sottili o astute per farlo, probabilmente non deve neanche preoccuparsi di perfezionare il repertorio visto che c’è tanta disperazione in giro, basta un niente e le signore cedono. 

Cambia signora di tanto in tanto e si installa in casa della successiva,  lui  non ha una casa sua e parte dei suoi  averi sono depositati a casa di un amico.

Ma lo sfruttamento è reciproco, se da un lato il Toy Boy sfrutta una persona e i suoi soldi è a sua volta sfruttato dalla donna, sia fisicamente che sfoggiato come trofeo, come un modo per sentirsi ancora attraente, giovane  e per fare crepare d’invidia gli altri. 

Sono situazioni  non risolutive, le definirei più degenerative, solo un palliativo momentaneo per entrambi. Prima o pio succederà qualcosa che spezza questa catena e tutto va a rotoli e si ricomincia da capo.

E in questo caso la ‘rotolata’ arriva sotto forma di una ragazza che stranamente rifiuta le avances del protagonista, che sembra essere qualcosa e invece è tutt’altro, e poi si dimostra essere altro ancora. Quando il quadro si chiarisce a me è venuto da dire: ma che bella stron…. 

Perché probabilmente è proprio il personaggio più terribile della storia, gli altri sono ciò che sono e ciò che si vede, lei non è se stessa mai, qualunque ruolo interpreta, ma sostanzialmente non lo è neanche nei suoi confronti. 

L’ambientazione è lussuosa, chic, è vergognosamente ricca. I personaggi leggeri, privi di spessore e superficiali. 

Il film è talmente scarno sotto molti punti di vista, privo di spessore da far passare in secondo piano l’aspetto tecnico, la recitazione e tutto il resto.

Ho da fare un appunto a chi ha curato i costumi, le bretelle che aveva perennemente addosso il protagonista erano a mio avviso orribili, come anche la sciarpa, un cazzotto in un occhio. Per non parlare degli slip che si vedono in una scena, veramente orrendi.

Ma le vere ‘perle’ di questa storia sono state:

  • L’operazione a cui si sottopone la donna di turno, ancora non so se ridere o restare con un’espressione basita. 
  • Il finale, dove il protagonista, finalmente redento e con un lavoro vero, torna a casa e da a mangiare un povero topolino a un rospo che si trova in una teca. La camera resta li, mentre scorrono i titoli di coda, con questo rospo dalla cui bocca chiusa pendola la coda di quella povera bestiola. Oddio che orrore!

In sostanza il film avrebbe potuto essere una pellicola davvero interessante, poteva mostrare uno squarcio di vita diverso e affrontare dei temi scottanti, delicati, ma non lo fa, è solo una carrellata di rimorchi, scene di sesso, vita da ricchi, vita da poveri. E anche nel momento in cui il protagonista decide di farla finita con quella tipologia di vita, di mettersi in gioco e di mettere in gioco i suoi sentimenti, la sceneggiatura non da alcun tipo di supporto. 

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2

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