Bright Star

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La mia visione di questo film ha una genesi un pò strana, la curiosità è nata nel vedere la locandina, una donna accovacciata in una distesa di fiori di un viola – blue intenso. Questa locandina che ricorda tanto un quadro di un pittore impressionista, mi è rimasta nella mente. 

Bright Star non è solo un film, è per me una vera e propria opera d’arte. E’ un film sul quale ho dovuto riflettere, un film che ho dovuto ammortizzare e che forse non ho ancora ben assimilato, non perché non sia ‘chiaro’  ma per l’intensità emozionale, perché porta con se un messaggio che se da un lato è elementare e comprensibile a tutti, dall’altro è così profondo che difficilmente può essere reso a parole; ci proverò, ma so già che qualunque cosa io possa scrivere, le mie parole risulteranno limitanti.

Bright Star racconta gli ultimi tre anni di vita del poeta John Keats e del suo incontro con Fanny. E’ una storia che parla di passione, di amore, di difficoltà, di tormento e della società del periodo, nel triennio che va dal 1818 al 1821.

John Keats è povero ed ha una situazione sociale disastrosa, vive presso il mecenate Brown, ed è qui che incontra l’anticonformista Fanny. Da prima guardinghi l’uno nei confronti dell’altra, finiranno per innamorarsi perdutamente, ossessivamente, a dispetto delle convenzioni e convinzioni sociali dell’epoca. Purtroppo questo forte e vero sentimento verrà stroncato dalla prematura morte del poeta alla giovane età di 25 anni.

Della visione del film ciò che resta non è poco. Ogni scena, ogni inquadratura è di una bellezza disarmante, è tutto studiato, voluto, fatto in modo da sembrare un quadro. C’è una rottura degli schemi, come fuori dagli schemi è la storia tra i due innamorati. Gli accostamenti cromatici, la scelta delle location esterne è qualcosa di spettacolare, i colori della natura sono così contrastanti, vivi. E’ una meraviglia per la vista. Ma non solo questo, il film gioca molto sugli opposti: la razionalità degli altri e l’amore dei due giovani, le convenzioni sociali e la libertà di vivere un sentimento forte, lo squallore di alcune persone rispetto alla purezza di un sentimento vero e reale, ma anche gli stessi John e Fanny sono un contrasto l’uno dell’altra, lui cupo, pensieroso e malinconico, lei solare, colorata e piena di vita.

John e Fanny, seppure sono diversi come il giorno e la notte, come il buio e la luce, sono l’uno la giusta metà dell’altro. Si completano, si comprendono e si amano di un amore che non è riservato a tutti, che se si è fortunati si incontra una sola volta nella vita. Loro sono stati fortunati nell’incontrarsi, ma la salute cagionevole di lui li ha divisi per sempre. 

Ma è proprio così? Sono dell’idea che dopo aver provato un sentimento tanto profondo difficilmente si possa sentirsi divisi da quella persona, perché quella persona è una parte di noi, è inscindibile ed indivisibile dal nostro animo che l’ha accolto  e l’ha tenuto stretto, come la cosa più preziosa che esista al mondo.

Se la ragione, sotto la figura di una persona cara che cerca di dare un consiglio per il nostro bene o come pensiero che sfiora la nostra mente, ci fa riflettere un solo secondo sull’impossibilità di una storia con l’altro e subito si comprende che  questa idea è praticamente inaccettabile, la si rigetta con tutta la forza a disposizione, probabilmente è perché l’anima gemella esiste ed è quella persona che ci da la sensazione di “dissolversi”, perchè non esistono più due identità separate, ma una sola.

Il grigiore del mondo, l’insensibilità delle persone e la rigidità delle regole, non sono amiche dell’amore, non possono comprendere qualcosa che sia immenso, non possono contenere qualcosa che non ha limiti.

La storia tra John e Fanny è romantica da morire, le lettere che si scrivono sono di una profondità, bellezza e tenerezza disarmante. E’ veramente difficile, se non impossibile restare indifferenti a certe parole, certi pensieri messi nero su bianco in un modo così divino. Ma il loro amore è fatto anche di tanti piccoli gesti, che esprimono in maniera semplice ed inequivocabile quanto siano importanti l’uno per l’altra.

Ho trovato il film meraviglioso, toccante, la regia stupenda seguita a ruota dalla fotografia, dai costumi e dall’intensissima interpretazione dei due protagonisti. 

E’ un film che ti lascia qualcosa dentro, forse più di qualcosa, al quale continui a pensare anche dopo giorni che l’hai visto.

La tristezza per la morte di Keats ti fa riflettere su come ci sono al mondo tante persone mediocri, persone pessime, che hanno una vita lunga, durante la quale possono commettere infamie di ogni tipo, e poi persone talentuose che non solo crescono in una condizione di difficoltà, ma vengono stroncate in giovane età da un male incurabile. 

Keats non meritava certamente di morire giovane, meritava una vita sicuramente più lunga, meno tortuosa e felice. Keats meritava di avere tempo per esprimere la sua poesia, meritava di poter percorrere la sua vita terrena con Fanny.


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10

Il Castello errante di Howl

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Partiamo da un presupposto: ho visto prima il film omonimo di animazione realizzato da  Hayao Miyazaki, che mi è piaciuto molto, ma la curiosità di leggere la storia originale è stata tanto forte da spingermi a cercare il libro e a divorarlo in poco tempo, come non mi succedeva da molto. 

Il castello errante di Howl è sostanzialmente un libro per ragazzi, che piacerà senza ombra di dubbio anche agli adulti. Ha uno stile semplice, scorrevole, che ti tiene attaccato alla lettura dalla prima all’ultima parola, e alla fine sei triste perché vorresti che la storia continuasse ancora. 
I personaggi non sono presentati, ne descritti, ma raccontati nalle osservazioni degli altri personaggi.

Ingay è un mondo fantastico ed interessante, dove non mancheranno momenti di confusione, momenti teneri e momenti tristi. Molte situazioni risulteranno essere qualcosa di completamente diverso da ciò che sembrano, infatti, l’apparire e l’essere sono un punto cruciale di questo racconto, partendo proprio dai due protagonisti, Sofie e Howl, continuando con tutti gli altri personaggi. Sofie, giovane ragazza, trasformata in vecchia da una maledizione, giovane dentro, decrepita fuori. Howl è davvero questo mago terrificante di cui tutti hanno timore? Lo spaventapasseri è realmente solo uno spaventapasseri? 
L’unico personaggio senza alcuna speranza, marcio fino al midollo è la Strega delle Lande, bastarda fino alla fine.

In conclusione posso asserire in tutta certezza che questa storia mi è piaciuta tantissimo, molto più del film, al quale non voglio togliere il merito di essere un buon prodotto di animazione, ma la storia  migliore resta questa originale che si discosta di un buon 60-70% dalla sceneggiatura del film. Tutta la guerra che ha inserito Miyazaki non c’è, tanto per citare una sostanziale differenza di trama. 

Il libro è bello, dovrebbero esserci molte più persone in questo mondo che riescono ad andare al di la dell’aspetto esteriore, che riescano a vedere cosa c’è realmente dentro le persone, e per fare ciò non è necessario avere poteri magici, basterebbe un po’ di sensibilità e di attenzione ai dettagli.

Il castello errante di Howl è il primo libro di una trilogia, seguito da : Il castello in aria e La casa per ognidove.


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9

The Artist

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Cinque premi oscar: Miglior film, Migliore regia, Migliore attore protagonista, Migliori costumi, Migliore colonna sonora. Tutti riconoscimenti meritati?

Di sicuro The Artist è un film interessante, che osa, ma invece di essere innovativo ci fa fare un salto alle origini del cinema, quello muto. E’ sicuramente un film ben realizzato. I due protagonisti sono perfettamente calati nei ruoli, come tutto il resto del cast. Hanno recitato tutti divinamente, riuscendo a  trasmettere le emozioni solo con la mimica facciale e corporea.

Un film ineccepibile, bei costumi, buona fotografia e regia, ottima ricostruzione storica, ma secondo me le “note dolenti”  sono due:  

1) la sceneggiatura, basata su una storia che non ha nulla di nuovo, che scorre come tutti si aspettano che scorra, senza nessun grosso colpo di scena, scontata per tutta la durata del film, fin troppo un cliché; 

2) la musica,  dopo 15-20 minuti non ne potevo più, nonostante sia bella, cambiasse di ritmo e di ‘umore’ per adattarsi alle scene, ti aliena a tal punto che ti viene voglia di togliere l’audio.

Una menzione particolare va al cagnolino, la figura più tenera ed interessante di tutto il film, meritevole dell’Oscar come migliore attore insieme a Dujardin.

E’ sicuramente un film da vedere,  per comprendere come si possa passare dall’intensa luce dei riflettori all’ombra più scura, all’anonimato, come capita al protagonista  che cieco rispetto ai cambiamenti,  in questo caso l’avvento del sonoro, li vive  come se fossero qualcosa di negativo, di cui aver paura, o per vedere  la vita che cambia in meglio in un attimo,  come accade a Peppy.

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7

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