Io sono leggenda di Richard Matheson

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Pubblicato nel 1954, ma ambientato tra il 1976 ed il 1979, "io sono leggenda" narra la storia di Robert Neville, ultimo essere umano vivente sulla terra, e della sua lotta contro quelli che  erano suoi concittadini ormai trasformati in vampiri. Di giorno è padrone, gira indisturbato per le strade, alla ricerva di rifornimenti, di risposte alle sue domande che si pone, e per sterminare i suoi nemici nel momento in cui sono più deboli. Di notte si ritrova barricato in casa, braccato dai vampiri che lo incitano ad uscire  e lo aspettano, bramosi del suo sangue. 

L'aglio era un buon alleato per tenerli a distanza: “Ora l’odore regnava in casa e sui suoi vestiti e qualche volta pensava che emanasse persino dalla propria pelle. Non ci faceva più caso.”

I giorni scorrono uguali, sempre la solita cadenza. Di tanto in tanto qualche scoperta che porta a fare qualche passo in avanti nel capire come, in maniera tanto rapida, la razza umana si sia trasformata in quella vampirica.

I ricordi ritornano inesorabilmente a fare male, ed ad aggravare la sua condizione di uomo solo, un uomo che non molto tempo addietro aveva una famiglia, un lavoro, una vita:
“Tuttavia il passato aveva portato qualcos’altro; il dolore del ricordo. Ogni parola affiorata alla mente era stata una lama che lo aveva frugato nell’intimo. Ogni pensiero rivolto a lei aveva riaperto vecchie ferite. Alla fine era stato costretto a smettere, con gli occhi chiusi, i pugni stretti, nel tentativo disperato di accettare il presente cos’ì com’era, senza anelare al passato con tutto se stesso. Ma c’era voluta una quantità adeguata di alcool per ottundere l’introspezione e permettergli di arginare il dolore snervante risvegliato dal ricordo”

Dopo aver studiato riesce a comprendere perché i vampiri non escono quando c’è il sole, perché l’aglio li tiene lontani, perché i paletti di legno li uccidono mentre invece sono immuni alle pallottole. Si rende anche conto che non tutti i vampiri sono uguali, in alcuni il processo di passaggio da umano a vampiro è fermo ad uno stadio intermedio.
Che dire del finale, non è proprio ciò che ci si aspetta. Perché da un lato si è tentati di pensare che tutto questo, se può essere definito incubo, possa finire con lo sterminio dei vampiri, dall’altra parte ci si aspetta anche che Neville possa compiere una mossa falsa e che la sua esistenza trovi fine per mano dei non morti, oppure che trovi una cura.
Nessuna delle ipotesi sopra formulate risulta vera, Matheson ci stupisce con un finale che non era calcolato. La normalità, il giusto equilibrio varia al variare delle cose, ed in un mondo come questo, nulla di ciò che era è ancora. Per questo riporto i pensieri di Neville che concludono il racconto, quando si rende conto di essere ormai lui diventato leggenda:
“Rimasero tutti a guardare, con le facce pallide rivolte in su. Lui ricambiò i loro sguardi. E di colpo pensò: sono io quello anormale, ormai. La normalità era un concetto legato alla maggioranza, rappresentava una qualità comune di molti uomini, non di uno solo. In un baleno, quella consapevolezza si fuse con ciò che leggeva sui loro volti – stupore, paura, orrore e ribrezzo – e seppe di terrorizzarli. Ai loro occhi lui era un flagello spaventoso, sconosciuto, persino peggio della malattia con cui avevano imparato a convivere. Era uno spettro invisibile che per provare la propria esistenza si era la sciato dietro i corpi esangui dei loro cari.”

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