Il vampiro di Polidori

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Questo racconto breve comparve per la prima volta sul New Monthly Magazine nel 1819. La prima edizione Italiana risale al 1831. Falsamente attribuito a Byron in più occasioni, la novella presenta in se tutte le caratteristiche di questo genere letterario. La figura del vampiro descritta, denota una certa similitudine rispetto a quella che in seguito  comparirà nel ‘Dracula’ di Stoker.

Il vampiro è visto come una figura misteriosa, raffinata nei modi, vestito con abiti scuri ed eleganti, perennemente assetato di sangue e solitario, ma è proprio questa suo modo di essere, particolare e sinistro, da renderlo tanto affascinante.

Il racconto è molto scorrevole e lo si legge in poco tempo. E’ stupefacente vedere come Polidori riesce a gestire la situazione in modo da non far comparire mai la parola "Vampiro" se non come ultima parola della storia. Il protagonista Aubrey compie un lungo viaggio con Lord Ruthven osservandone i modi, le stranezze, ma capendo solo sul finire di tutto cosa cela o chi si cela dietro tutto quel fare misterioso pagando un prezzo molto caro.

Riporto di seguito la descrizione di Lord Ruthven che è presente all’inizio del racconto:
“Osservava con sguardo fisso l’allegria che lo circondava, come se non potesse prendervi parte. Quando la  gaia risata di una bella fanciulla attirava la sua attenzione, la gelava con uno sguardo, e incuteva paura a quegli animi in cui regnava la superficialità. Coloro che percepivano questa sensazione di timore non riuscivano a spiegarsi da cosa derivasse: alcuni lo attribuivano ai suoi occhi color ghiaccio opaco che, fissandosi su un volto, sembrava non riuscissero a penetrarlo e a raggiungere subito i più intimi meccanismi dell’anima, ma ricadevano sulla guancia simili a un raggio pesante come piombo, opprimendo la pelle senza poterla oltrepassare. Grazie a queste sue bizzarrie veniva invitato in tutte le case; tutti desideravano vederlo; quelli abituati a intense eccitazioni, e ora tormentati dalla noia, erano lieti di ritrovarsi in presenza  di qualcosa capace di catalizzare la loro attenzione. Malgrado il pallore mortale del volto, che non assumeva mai una sfumatura più calda ne per modestia ne per lo stimolo intenso di una passione, il suo spetto e il suo profilo erano belli, e molte donne in caccia di notorietà cercavano di catturare la sua attenzione e, almeno,  ottenere dei segni che facessero pensare a una manifestazione di affetto.”

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Dracula di Bram Stoker

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Pubblicato nel 1896, è tuttora uno dei pochi racconti che non si è mai smesso di ristampare. E’ stato tradotto in molte lingue e ne sono state fatte molte versioni cinematografiche.

Scritto interamente come un diario, gni personaggio si muove tramite esso; il tutto è sistemato in ordine cronologico in modo da rendere chiari  gli spostamenti di tutti i partecipanti al racconto. Solo dei telegrammi o delle lettere interrompo questo tipo di narrazione.

Non è particolarmente scorrevole, leggendolo ci si rende conto che è stato scritto più di un secolo fa. Viene utilizzata una terminologia che sa di ‘antico’, per descrivere il sole che sta tramontando cedendo il passo alla notte in un punto del racconto troviamo scritto “il crepuscolo trapassava nella notte”.  Belle parole, ma che ora non verrebbero usate per descrivere la stessa situazione.
 
A lungo andare la narrazione in prima persona tende a stancare. Però nello stesso tempo la storia è interessante ed intricata al punto da non poter smettere di leggerla.
Mina, è una figura eccessivamente buona, quasi da sembrare irreale, finta.
Il punto di forza è il dottor Van Helsing, colui che intuisce subito con chi hanno a che fare.
Il Vampiro o Dracula, compare solo di riflesso nei racconti degli altri, ma non per questo la sua figura  perde importanza.
Cito i pensieri di Mina, riportati nel suo diario, quando non ha notizie del suo promesso sposo Jhonatan ed è preoccupata per la sua amica Lucy, affetta da ‘crisi di sonnambulismo’ :
“Quest’oggi, giornata grigia, e mentre scrivo il sole è nascosto dietro grevi nuvole, torreggianti sopra Kettleness. Ogni cosa è grigia, eccezion fatta per l’erba verde, che contro il grigio sembra smeraldo; grigie rocce terrose; grigie nuvole tinte, ai margini, dal riverbero del sole gravano sul mare grigio nel quale le lingue di sabbia si protendono come grigie dita”

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9

Il mondo alla fine del mondo di Luis Sepúlveda.

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Come sempre Sepùlveda mi sorprende positivamente con i suoi libri. Temi anche non s facili sono trattati con naturalezza e semplicità. La narrazione è scorrevole e piacevole.

"Il mondo alla fine del mondo" è uno dei primi romanzi dell'autore ed ha una ambientazione ecologista. E' un racconto che prende spunto da una situazione già avvenuta e da una ricerca fatta successivamente al fine di chiarire i fatti.

La caccia alle balene, ormai vietata dalla legge,viene ancora attuata da persone senza scrupoli che, per passare inosservati utilizzano uno strataggemma  cercando di fare i "fantasmi".

Il narratore della storia, che è anche il protagonista, sulla base di una segnalazione da parte di una persona si mette in viaggio verso i luoghi in cui è stata segnalata l'irregolarità e vedrà con i proprio occhi quanto realmente sta accadendo.

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