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L'uomo che pianse

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Forse dovrei chiamarlo ‘la donna che pianse’ visto l’effetto che questo film ha avuto su di me. M’ha fatto venire il magone già dalle prime  drammatiche scene, accompagnate da Bizet con “i pescatori di perle”.

Ho sempre pensato a questo film come qualcosa di stupendo, mi stupisce ancora notare quanto sia poco conosciuto nonostante il cast di attori famosi... Sarà che quando mi piace un regista o un attore cerco di guardare tutto il “repertorio”.  

Sally Potter è stata davvero in gamba a dare vita a tutti i personaggi per lo più in una Parigi dilaniata dal secondo conflitto mondiale, a renderla magica e pericolosa nello stesso momento. 

La guerra, in questa pellicola, per quanto presente è sempre un po’ marginale rispetto alla storia principale: è la ricerca di una bambina ebrea dell’est, oramai donna, che fu separata dal padre, costretto ad emigrare in America all’inizio del conflitto, ad esserne il punto centrale. Il vago ricordo della canzone che le cantava da piccola, proprio quel brano, quella musica che si sente all’inizio del film e che ti colpisce fino in fondo all’anima per la sua tristezza e disarmante bellezza. 

Il restare aggrappati alle proprie origini, alle proprie radici anche se sei stato adottato, se ti hanno fatto cambiare nome, religione e lingua. L’amore di una figlia per il padre è qualcosa di talmente radicato che non può essere cancellato da nulla.

Ma il film ha anche altro da narrare, il razzismo verso gli ebrei, verso chi è diverso e considerato inferiore, come gli zingari di cui fa parte Cesar, il personaggio interpretato da Johnny Depp. 

Si parla anche di scelte di vita, tra chi preferisce restare coerente con se stessa e chi scende a compromessi pur di uscire dallo squallore e dalla povertà. Si parla di tradimento nei confronti di persone che si conoscono per avere un tornaconto personale. Si parla di abbandoni forzati e dolorosi e di incontri tanto attesi da riempirti di gioia.

Il film visivamente è molto bello, gli abiti, le location, la fotografia, sono molto curati.

Questo è un film che non lascia indifferenti se ci si lascia trasportare dalla storia, ma ciò che regna sovrana per tutta la durata è la musica, melodie meravigliose che ti accompagnano per mano.

Il mio giudizio è davvero positivo, e nonostante la protagonista della storia sia il personaggio interpretato da Christina Ricci, devo ammettere che le ho preferito di gran lunga Cate Blanchett, ruolo secondario ma per nulla marginale; la sua interpretazione è nettamente un gradino sopra tanto da offuscare la protagonista. Stesso discorso per John Turturro splendido nel ruolo del cantante lirico. Ogni commento su Johnny Depp nel ruolo dello zingaro è sprecato, sappiamo benissimo che gli calza a pennello!

Ho ancora un piccolo dubbio, su chi sia l’uomo ‘che pianse’, se il padre che è costretto a lasciare la figlioletta o l’uomo che è costretto a separarsi per sempre dalla donna che ama, o probabilmente lo sono entrambi.

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Le idi di marzo

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La prima cosa che mi passa per la mente rispetto a questo film è che vorrei rivederlo in lingua originale, merita una ulteriore visione con le voci degli attori.  

Partiamo dalla sceneggiatura, già il fatto che sia una un adattamento di un romanzo e sia stato adattato anche per il teatro è un buon segno. I tempi a teatro ovviamente sono scanditi in maniera diversa, ma generalmente i testi sono un po’ più pensati per andare dritti allo spettatore. I dialoghi sono taglianti, intelligenti, a volte poche brevi battute colpiscono nel segno senza dover perdere tempo in fronzoli.

La quarta opera cinematografica di Clooney è un vero gioiellino, un po’ come il suo “Confessioni di una mente pericolosa” che pure mi era piaciuto tantissimo a suo tempo. E’ ovvio che riuscire a realizzare un film di questo tipo, nel momento in cui sei un nome famoso nel settore è semplice, hai un po’ la strada spianata rispetto ad un perfetto sconosciuto.

Ma torniamo al film. Non è mia intenzione rimarcare la trama visto che probabilmente le elezioni politiche  della storia non sono ciò che il film vuol dire ad alta voce, ma uno sfondo necessario per parlare d’altro. 

Il film vuole mettere in luce che ci sono ancora persone  con  degli ideali puliti, che credono in qualcosa, che sperano in un futuro migliore e nell’esistenza di persone che non siano corrotte come la maggior parte della popolazione.

L’avere degli ideali puri ti porta ad essere deluso, nessuno è senza macchia, nessuno è senza peccato e se qualcuno crede di esserlo scagli la prima pietra!

Abbiamo tutti un prezzo, uno scheletro nell’armadio, qualcosa che non vorremmo fosse reso pubblico, siamo tutti ricattabili. 

A volte non è neanche necessario avere delle prove, basta il ragionevole dubbio della loro esistenza per trasformare un lupo in agnello; ma vale anche il contrario, la trasformazione di un agnello in un lupo per restare a galla e non dover soccombere all’interno di un sistema spietato e corrotto fino al midollo. O ti abbassi al livello dei corrotti o sei fuori dai giochi.

L’onestà e la lealtà non pagano, prima o poi le persone in cui credi ti deluderanno e se non ne sei cosciente non sarai pronto a reggere il rapido crollo di tutto ciò in cui hai creduto fino al minuto prima; e si, perché le cose precipitano rapidamente in un secondo e ti lasciano attonito con il viso spiaccicato per terra. 

Tutto ciò che era prima, tutto ciò in cui credevi si dissolve in una bolla di sapone lasciandoti basito e senza fiato.

La regia è molto curata, ho apprezzato tanto i vari primi piani, è stato interessante vedere maturare consapevolezze, spesso in negativo sui volti, vederli indurirsi, vedere gli occhi diventare privi di espressione, come se fosse calato un velo.

Clooney ha un personaggio importante ma che compare poco, ma le poche scene a cui prende parte sono tutte di un discreto spessore e importanti per l’evoluzione della storia.

Gosling è in protagonista indiscusso della pellicola e conferma la sua bravura come attore, specialmente in ruoli drammatici da sempre il meglio di se. E’ secondo il mio parere uno dei migliori attori giovani degli ultimi anni.

Hoffman, Giamatti, Tomei e la Wood davvero bravi nei loro ruoli. 

In sostanza è un bel film con una buona regia e un cast davvero eccezionale.

Da vedere senza ombra di dubbio.

 

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9

Un fidanzato venuto dal futuro

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Siamo nel 3127 sulla terra. Il pianeta ha subito grosse variazioni sia dal punto di vista ambientale che dall’organizzazione della società umana. Tutto è più schematico, rigido, sterile e privo di emozioni.

Durante una esplorazione del fondale di quello che una volta era l’oceano Pacifico, ora quasi del tutto prosciugato, Pax e un suo collega trovano una cassetta chiusa. Aperto il reperto archeologico trovano al suo interno dei dollari e un libro: “Forbidden Love”.

La società del futuro non sa cosa sono i sentimenti e leggere il libro, che narra di una storia d’amore, fa scattare in Pax la curiosità di comprendere cosa vogliano dire alcuni termini oramai andati in disuso.

Pax decide di fare un salto indietro nel tempo fino al 2011 per incontrare l’autrice del racconto, Elizabeth Barret per poterle porre tutte le domande sulle emozioni e sensazioni descritte nella storia che ha pubblicato.

Il film è un romantico – demenziale, ho trovato la sceneggiatura veramente esile, scontata e stupida. Non lo definirei neanche un film da cassetta.

Accadono cose prevedibili, la storia non è avvincente, tra i due protagonisti non c’è alcuna chimica e la loro prova attoriale è davvero scadente.

Se pensate di vedere un film divertente o una avvincente commedia romantica vi sbagliate di grosso, qui la noia è di casa... consiglio di cambiare canale!

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2

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