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Mood Indigo – La Schiuma dei Giorni

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Premesse:

* Non ho letto il libro da cui è tratto;
* Non amando molto il regista e l’attrice protagonista ho visto il film      esclusivamente perché le scene surreali del trailer mi avevano incuriosita e per Romain Duris; 
* Non guardatelo se non siete del mood adatto.

Il film si presenta all'inizio come una vivace, spensierata e colorata spirale di eventi legati tra loro dal pensiero positivo, dalle invenzioni innovative, dall'apertura verso i sentimenti - i rapporti interpersonali, alla ricerca dell'amore con la ‘A’ maiuscola. Colin trova in Chloe il grande amore. Dopo un approccio impacciato riuscirà a fare breccia nel cuore della ragazza finendo per sposarla dopo soli sei mesi.

Chloe si sente male durante il viaggio di nozze, una ninfea cresce in un suo polmone facendola ammalare.  I colori sbiadiscono lentamente, le ragnatele ostruiscono il passaggio della luce, fa freddo e lì dove c'era il sole ora piove sempre.

Chloe non migliora,  per pagare le cure e il conto del dottore Colin é costretto ad accettare i lavori più assurdi, finendo inscatolato in un sistema privo di fantasia, di ingegno ma carico di alienazione. La casa diventa sempre più piccola, sporca, cupa, la serenità é pura utopia  come é utopico credere nella  guarigione di Chloe.  Ciò che aveva fatto volteggiare leggeri nel cielo Chloe e Colin all’improvviso inizia a sparire e li lascia crollare al suolo in una lenta ed inesorabile caduta. 

La storia é molto bella, si presenta molto ricca e colorata all' inizio, mostrandosi come una commedia romantica e spensierata, ma dal momento in cui Chloe inizia a stare male  perde lentamente colore, trasformandosi in un dramma, e più il dramma aumenta più le scene perdono saturazione diventando di un bianco nero fumoso e spettrale sul finale.

Il colore sbiadisce perchè si perde quel senso di sospensione dal mondo dovuto all’amore giovane appena trovato, il colore sbiadisce perchè quando ci sono dei problemi di salute tanto gravi difficilmente riesci a percepirlo,  senti solo il peso della situazioni  e vedi solo il grigiore di una inutile lotta contro un nemico che non puoi sconfiggere, ma contro il quale non puoi fare a meno di combattere. Cosa resta quando la guerra ha fine e tu hai perso la battaglia? 

Molto spesso proprio niente, se non solitudine e desolazione, una casa vuota grigia e sporca che si è accartocciata su se stessa diventando un posto dove è impossibile vivere.  A questo punto le scelte da poter fare sono due, rimboccarsi le maniche e andare avanti o lasciarsi andare in acque buie e torbide perchè oramai si è sfiniti e spogliati da ogni forza di volontà. E’ ovviamente tutta una metafora, ci viene mostrato visivamente cosa provano i personaggi, quali sensazioni ed emozioni li pervadono sia nei momenti belli che in quelli brutti.

Il film è surreale su tutto, sulla narrazione, sui personaggi sia principali che secondari, situazioni, ambienti, scenografia e oggetti animati. Ho apprezzato molto la colonna sonora.

Consiglio di vederlo, visivamente il film ne vale davvero la pena, così come per la storia, anche se tolta la parte surreale non è particolarmente originale, ma non fatelo in un momento in cui il vostro umore non è dei migliori.

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8

4.44 last day on earth

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Se il mondo finisse davvero alle 4.44, nel mezzo della notte, quando il sole è già tramontato e non è ancora sorto? 

Cosa fareste?
Come impieghereste le ultime ore della vostra vita?

4.44 last day on earth segue le ultime 14 ore della vita di una coppia, un uomo e la sua giovane compagna all’interno di un openspace situato all’ultimo piano di uno stabile. 

I due sono circondati da dispositivi accesi su cui sono riprodotte varie immagini, dal telegiornale che parla dell’imminente ed irreversibile tragedia al Dalai Lama.

La terra è stata sfruttata, avvelenata, ed ora non c’è più nulla da fare, se non arrendersi, tra alti e bassi emotivi alla fine.

14 ore e 44 minuti da spendere, ognuno come può e come sente di fare. Cisco cercando di salutare le persone care e di rimettere a posto rapporti oramai compromessi da tempo, Skye dipingendo il suo ultimo quadro e conversando in serenità con sua madre per l’ultima volta.

Se buona parte del film ci mostra cosa accade all’interno della casa di Cisco e Skye, una piccola parte ci fa intravedere cosa accade all’esterno, tra chi come il ragazzo delle consegne lavora fino alla fine a chi come una persona del palazzo di fronte, che non riuscendo a sopportare l’attesa si suicida buttandosi di sotto.

Non starò qui a rovinarvi il finale, a dirvi se realmente alle 4.44 non ci sarà più nessuno vivo, ma spenderò poche parole per dirvi che l’atmosfera del film è molto bella, ovviamente sempre in riferimento alla drammaticità della situazione.

Come si fa a non essere disperati sapendo che sono le ultime ore a disposizione per vivere? 

Ma d’altro canto è molto forte anche l’incredulità che tutto possa finire, da un lato si aspetta inesorabilmente ciò che non può essere impedito, dall’altro c’è un filo di speranza che ti lascia pensare che forse si sono sbagliati, che forse non è davvero la fine.

Il film mi è piaciuto, anche se ho avuto un impatto non piacevole guardando i primi minuti.

C’è una lunga scena di sesso tra Cisco e Skye, non che mi disturba trovare scene di questo tipo, ma è un approccio narrativo un po’ brutto, una scena del genere è qualcosa di fin troppo intimo, specialmente se non sei ancora entrato nella storia, non hai ancora avuto modo di intravedere i personaggi. 

Ma a parte questo particolare, i due protagonisti hanno reso benissimo i personaggi, ho trovato interessante l’approfondimento del tema centrale partendo dal loro microcosmo. Un evento globale come la fine del mondo, molto probabilmente verrà atteso in maniera simile da tutte le famiglie, tutti vorranno dare l’ultimo saluto ai propri cari, come fanno Cisco, Skye  e il ragazzo orientale delle consegne, tutti vorranno ultimare qualcosa, come fa Skye con il suo dipinto.

Buona la regia, ho apprezzato i lunghi movimenti di macchina all’interno dell’openspace, ed ho trovato interessante la sceneggiatura sia per l’intensità di alcune situazioni che per l’aver sfruttato in buona parte una sola location per le riprese.

Da vedere, se non cercate un film convenzionale e se amate il genere catastrofico, senza aspettarvi però effetti speciali o eroismi alla Armageddon o altri film simili.

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7

About Cherry

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Capita spesso che  la presenza di un attore o di un regista,  oppure  solo a causa della locandina che stuzzica la mia curiosità,  finisco col guardare un film. In questo caso specifico ad incuriosirmi  è stata la trama e la locandina. Volevo capire come avevano gestito un film sulla produzione pellicole per adulti, o il punto di vista di una giovane ragazza che intraprende la carriera di attrice in questo settore specifico.

About Cherry racconta la storia di Angelina, che abbandona la sua città e la disastrata famiglia per trasferirsi a San Francisco. A spingere la ragazza a tentare la carriera nell’industria del porno è stata la sua esperienza, seppur breve, nell’aver posato per  foto senza veli.

Angelina, arrivata nella nuova città, assume lo pseudonimo di Cherry e inizia la sua carriera nel settore del porno. La ragazza intreccia  una relazione con un giovane avvocato, di famiglia ricca e dipendente dalle droghe. Sarà, ovviamente, una relazione tormentata.  

Le relazioni sono già complicate in condizioni normali, stare con una ragazza che per lavoro fa sesso con altri uomini, mentre viene ripresa da una telecamera deve essere qualcosa di veramente insostenibile e di inaccettabile.

Invece Angelina/Cherry è perfettamente a suo agio nel ruolo dell’attrice di film per adulti, i suoi problemi sono  legati alla vita di tutti i giorni ed ai rapporti interpersonali con la famiglia, gli amici e con il suo ragazzo.

Nonostante i temi non particolarmente leggeri, l’alcolismo della madre della protagonista, la tossicodipendenza  del giovane avvocato o la stessa industria del porno, il film non risulta pesante, ma si lascia guardare tranquillamente. 

La regia, fotografia e colonna sonora sono discreti, i personaggi invece sono poco approfonditi, c’è un punto di vista molto esterno e ‘freddo’, non c’è introspezione, è come guardare da lontano ed in maniera distaccata qualcosa, dalla situazione potenzialmente ironica alla condizione più drammatica. I personaggi sembrano forzati nell’andare in una certa direzione, stridono e non riescono a pieno a convincere e coinvolgere lo spettatore.

 

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6

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